Sul tetto c'è Mendelssohn by Jiri Weil

autore:Jiri Weil [Weil, Jiri]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 2023-11-07T12:00:00+00:00

13.

I convogli continuavano a partire dal Padiglione della Radio. La morte del boia non aveva cambiato nulla nella messa in opera del compito da eseguire. Le scadenze e i contingenti di ogni singolo Paese erano definiti all’interno di un piano preciso, il piano era riposto all’interno di un faldone e il faldone all’interno della cartella. La cartella era finita nelle mani del capo supremo della polizia nel Reich, che era giunto in città su un’auto blindata. Era arrivato perché questo era stato richiesto dal moribondo, e nessun altro era riuscito a dare un’occhiata al faldone. Alla fine i due del gruppo Anthropoid erano riusciti ad averlo, la sua bara posata su un affusto di cannone aveva attraversato il cortile, passando per l’ultima volta attraverso la cancellata ai cui lati si ergevano sui piedistalli le due statue col coltello e la clava, immobili, mute. Non le vedrà mai piú, non tornerà mai piú in città. La bandiera con l’insegna del suo grado era stata abbassata a mezz’asta. La morte, quella che era stata la sua assidua compagna, anche dopo la sua fine continuava ad avanzare in lungo e in largo. Le ordinanze in rosso apparivano giorno dopo giorno e i nomi su di esse aumentavano sempre piú, la morte girava per la città ed era venuta a prendersi anche i due del gruppo Anthropoid.

Il corpo posato sull’affusto del cannone, accompagnato da pifferi e tamburini, stava attraversando la città, stava abbandonando la terra sottomessa. Passava accanto alle statue sul ponte e alla statua di Rolando, proseguiva lungo il fiume, si addentrava nelle strade principali, e il calpestio dei pesanti scarponi militari lo aveva accompagnato fino alla stazione. La città strangolata si era fatta silenziosa, le bandiere a mezz’asta annunciavano morte. Dietro alle finestre oscurate, la gente se ne stava seduta e, quando la morte gli scivolava accanto, loro accendevano le lampade e leggevano le parole dei poeti.

Il corpo posato sull’affusto del cannone era quindi partito, su un treno speciale e col seguito degli alti dignitari, diretto verso la capitale del Reich. E anche lí, accompagnato da un picchetto d’onore, aveva attraversato altre strade, ma ora diverse: con edifici distrutti, con pareti ridotte a macerie e finestre rotte. Lí la morte oramai già dominava come un amico fidato, la città le apparteneva completamente. La città in frantumi aveva accolto con una salva d’onore quel corpo morto, e alla luce delle torce fiammeggianti. E ai colpi dei cannoni si erano uniti i lampi e i tuoni del temporale che si era scatenato.

La città all’interno del Paese sottomesso era stata tutta tappezzata di ordinanze, gli altoparlanti fissati ai lampioni stradali gracchiavano i nomi dei giustiziati. E poiché faceva caldo e il sole scottava, i bagnanti se ne stavano distesi sulla riva del suo fiume, si gettavano in acqua e ridevano, perché la vita era piú forte della morte, perché le persone dovevano dormire, mangiare e fare l’amore.

All’epoca la morte ti scivolava accanto ovunque. Aveva raggiunto per una breve visita anche la signora Javůrková, era accaduto

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